Miyamoto Musashi

Kajiya Takanori soke: “In Giappone, Miyamoto Musashi è conosciuto come il più forte e il piu’ grande spadaccino. Era un genio sia nel campo letterario che in quello marziale. Ha vinto in combattimenti reali più di 60 volte ed ha lasciato numerosi tesori nazionali, principalmente lavori di pittura e calligrafia. Miyamoto Musashi è il fondatore della nostra Hyoho Niten Ichi Ryu.”

 

Miyamoto Musashi nacque nel villaggio di Myamoto nel 1584. Suo padre era Shinmen Munisai, un praticante della scuola Tori ryu, la cui particolarità era l’utilizzo del jitte (mazzetta d’acciaio). Ben presto, quando Musashi aveva 8 anni, il rapporto conflittuale tra lui e suo padre lo portò ad essere affidato a suo zio Dorin, sacerdote presso il tempio Shorenan.

Già da bambino era gaki daisho (“comandante in capo”) di tutti i monelli della zona e principale istigatore di ogni disordine nel villaggio: il gioco preferito era destreggiarsi con dei bastoni fingendo che fossero spade.

All’età di 13 anni combatté e vinse il suo primo duello, contro un praticante di Shinto ryu chiamato Arima Kihei.

Quando aveva 16 anni Musashi intraprese la vita ascetica e senza fissa dimora di uno shugyosha, con l’intenzione di aumentare la sua abilità e la sua reputazione viaggiando per il Giappone e combattendo, spesso fino alla morte, con altri guerrieri.

Poco tempo dopo la sua partenza affrontò in duello e sconfisse un altro spadaccino, Tajima no Akiyama, che Musashi stesso, nella prefazione del suo Gorin no Sho, descrive come “forte”.

Nel 1604, a 21 anni, dopo aver combattuto già diversi duelli, entrò a Kyoto e portò alla rovina una delle scuole di spada più rispettate dell’epoca: la Yoshioka ryu, al tempo celebre scuola i cui insegnanti erano stati in passato istruttori di scherma dello shogunato Ashikaga. Musashi affrontò prima Yoshioka Seijuro armato di una spada vera, mentre Musashi aveva con se l’arma che sarebbe divenuta una dei suoi segni distintivi: il bokuto, la spada di legno.

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Statua raffigurante il combattimento di Miyamoto Musashi (di fronte) contro Sasaki Kojiro (di spalle).

Fotografia di Nguyen Thanh Thien, diritti riservati.

Il duello finì con una netta vittoria per Musashi e una volta ripresosi, Seijuro abbandonò le arti marziali e divenne un monaco buddhista. Per recuperare l’onore della famiglia venne organizzato un secondo incontro con il fratello minore di Seijuro, Denshichiro. Questi aveva una forza erculea ed usava una spada di legno lunga oltre un metro e mezzo e dalla punta acuminata.

Musashi si presentò nuovamente in ritardo sul luogo del duello indispettendo l’avversario, e quando Denshichiro portò un violento attacco, Musashi non fece altro che evitare il colpo, strappare l’arma dalle mani dell’avversario e trafiggerlo.

Il clan degli Yoshioka, assetato di vendetta, organizzò un terzo duello contro l’appena adolescente Yoshioka Matashichiro, che però era in realtà solamente un pretesto per tendere un agguato allo spadaccino con un gran numero di uomini armati fino ai denti di spade, lance e archi. Contrariamente alle volte precedenti, Musashi arrivò in anticipo e all’arrivo degli uomini li prese alla sprovvista lanciandosi nel gruppo e attaccando lo spaventato Matashichiro, lasciandolo morto sul terreno. Poi, approfittando del panico generale, lanciò fendenti ai suoi seguaci ferendoli ed uccidendoli mentre si dileguava. Questo duello segnò la fine di quella che era stata una scuola illustre e accrebbe la fama di Musashi come spadaccino invincibile.

Dopo di ciò Musashi viaggiò ancora, affrontò molti altri duelli, tra cui quello con un monaco della Hozoin ryu, famosa scuola che insegna l’uso della lancia, e contro Shishido Baiken, maestro di kusarigama (una lunga catena con un falcetto fissato ad una estremità ed un peso nell’altra).

Dopo essere riuscito a bloccare la spada di Musashi con la catena, Shishido iniziò ad avvicinarsi lentamente per finirlo con il falcetto; Musashi però estrasse improvvisamente il suo wakizashi (spada corta) e, lanciandolo come uno shuriken, trafisse mortalmente il petto dell’avversario.

Nel 1608 Musashi si trovava a Edo e per sopravvivere aprì una piccola scuola. Una mattina Muso Gonnosuke, un esperto di Shindo Ryu e Kashima Ryu, entrò nel dojo di Musashi e chiese di poter sostenere un duello. Musashi accettò e lo sconfisse con un solo colpo. Gonnosuke, umiliato, si ritirò in meditazione sul monte Homan, dove una notte ricevette in sogno una rivelazione: “Trova il plesso solare con un bastone”. Ispirato da questo messaggio divino, Gonnosuke creò il jo, un bastone di 128 cm, e lo stile da lui elaborato prese il nome di Shindo Muso Ryu. Tempo dopo Gonnosuke tornò ad affrontare Musashi e lo scontro terminò con l’unico pareggio nella carriera di Musashi.

Nel 1612, all’età di ventinove anni, Musashi arrivò a Kokura, nel Kyushu, dove avrebbe combattuto il suo duello più famoso contro Sasaki Kojiro, abilissimo nel maneggiare una spada lunga più di un metro e mezzo. Il luogo del duello fu fissato su una piccola isola vicino a Kokura e Musashi, poco prima dello scontro, ricavò la sua spada dal legno di un remo ottenendone una poco più lunga di quella dell’avversario. Musashi si presentò ancora una volta in ritardo facendo innervosire e deconcentrare Kojiro che perse il duello.

Questa prima parte della sua vita è forse quella più famosa perché è quella che viene più spesso raccontata nelle trame dei libri, film, telefilm e fumetti a lui dedicati:

arrivato a 30 anni aveva combattuto vittoriosamente circa 60 duelli.

Tuttavia ciò che avvenne in seguito fu altrettanto, se non più, significativo: basti pensare che è Musashi stesso ad ammettere di avere compreso, arrivato a 30 anni, che le sue vittorie fino a quel momento non furono frutto di una profonda comprensione dei principi della Via, che avrebbe realizzato solo a 50 anni.

Inoltre, le sue molte opere d’arte, appartenenti ad una grande varietà di generi (dalla poesia alla pittura, dalla calligrafia all’intaglio del legno) sarebbero state realizzate solo nella seconda fase della sua esistenza.

Quando Musashi vide peggiorare la propria salute, si recò nella caverna di Reigando, per iniziare la stesura del suo lavoro in assoluto più famoso, il Gorin no Sho, o Libro dei Cinque Anelli, che terminò nel 1645.

Morì poco dopo, ma non prima di avere lasciato ai suoi discepoli un ultimo breve scritto, il Dokkodo che si traduce come “La Via della solitudine”: è una lista di ventuno precetti che non hanno a che fare con aspetti pratici delle arti marziali, ma riguardano invece il come affrontare la vita rimanendo sulla corretta Via.

La straordinaria abilità tecnica di Musashi è stata tramandata attraverso la scuola Niten Ichi Ryu da lui fondata e che oggi è rappresentata dal soke Kajiya Takanori.